INTERVISTA A MARCO IERVOLINO

Ecco a voi un sindacalista che rispondendo ad alcune domande ci racconterà la sua storia ma anche quello che avviene dietro le ‘quinte’del mondo dello spettacolo’’.

Prendendo subito la situazione in mano e dicendomi …

“ti ricevo nel mio ufficio virtuale, è vicino alla De Paolis, facilissimo da raggiungere per chi viene da fuori Roma.

Adesso andiamo per ordine mi chiamo Marco Iervolino faccio parte del sindacato dello spettacolo FISTEL-Cisl con esperienza ventennale; ma ho pure l’esperienza di fabbrica come sindacalista”

Ci può parlare di Marco Iervolino, presentandosi ai nostri lettori: dove è nato, i suoi studi, i suoi hobbies, il suo lavoro?

Sono nato nella terra di mio padre, nel napoletano, mia madre è cilentana della provincia di Salerno. Ho studiato poco per mancanza di volontà non di tempo, ho frequentato solo fino al primo anno di ragioneria. Inseguivo il sogno del pallone, volevo fare il calciatore … non ci sono riuscito e … pazienza! Però il calcio è rimasto la mia passione ed il mio hobby. Ho anche la passione per il cinema e la passione per le belle cose eh, eh … il mio lavoro è iniziato per scherzo nel mondo dello  spettacolo perché prima ho fatto l’imprenditore, avevo un’attività commerciale, vendevo nei vari centri commerciali avendo 18 persone alle dipendenze; facevamo una sorta di vendita a “urto” come si suol dire, si faceva acquisizione, dimostrazione e vendita.

Perché ha scelto di fare il sindacalista?

 L’ho scelto perché non mi piacciono le ingiustizie, ho iniziato a fare il sindacalista nel ‘78 alla SMAE-Pirelli di Battipaglia, dove lavoravano insieme circa 1200 persone, ero il segretario UIL, ho iniziato a fare il sindacalista in fabbrica proprio perché non mi piacevano i soprusi, le diseguaglianze, come ho detto sopra. Voglio precisare che fare il sindacalista nell’ambito dello spettacolo è diverso dal farlo in fabbrica. Qui, infatti, il lavoro è continuo e le persone sono sempre le stesse; in fabbrica il lavoro è costante tutte le mattine tre turni giornalieri, quindi bene o male i lavoratori li vedi quotidianamente, mentre nello spettacolo il lavoro è più frastagliato e discontinuo: il lavoratore dello spettacolo lo vedi oggi e poi lo puoi rivedere dopo 4-5 mesi, il contatto non è continuo.
Da Battipaglia sono andato via e sono venuto a Roma.

Può parlarci del suo sindacato e spiegarci in cosa si differenzia dagli altri?Avete intenti comuni, lavorate e lottate insieme oppure avete modi diversi di affrontare e risolvere i problemi?

Per quanto riguardo lo spettacolo sia la UILCOM, la FISTEL-Cisl e la  FIGC-Cgil, tutti e tre lavoriamo sulla stessa base. A tal proposito non più tardi del 13 aprile abbiamo stilato un nuovo contratto a favore dei lavoratori generici giornalieri,  il precedente, sempre stipulato da me, risaliva al 2009. Così, dopo circa 13-14 anni siamo riusciti a rinnovarlo. Lavoriamo assieme anche se le battaglie sui set ognuno le porta avanti per proprio conto perché ci differenzia il modo di lavorare. C’è chi lavora in una maniera e chi lavora in un’altra, io lavoro a contatto diretto con le produzioni, vado sul set a controllare se i lavoratori vengono trattati bene e per affrontare meglio i problemi.

Quali sono le difficoltà e i problemi più rimarchevoli e degni di attenzione che i componenti del  mondo dello spettacolo denunciano più frequentemente?

Beh, diciamo che le piccole produzioni rispettano le regole meno frequentemente che le grandi perché quest’ultime, bene o male, sono costrette ad adempiere al contratto loro malgrado e molte volte vorrebbero eluderlo. Con le piccole produzioni abbiamo problemi perché non tutte riescono a portare avanti il progetto, per esempio con le fiction e con i film ci sono dei tempi morti sia per mancanza di soldi sia per mancanza di tempo. In parole povere abbiamo delle grosse difficoltà con le piccole produzioni a far pagare i lavoratori. In questo caso io sono la persona più adatta a poter risolvere le questioni, infatti, per principio non vado allo scontro ma medio. Faccio un esempio recentissimo: stamattina mi è capitata una produzione che non pagava da sei mesi con 20-30 minori che devono essere pagati. Nel cinema in questo caso, cioè con la presenza di minori, scatta il codice penale e per la produzione diventa più oneroso.  Per ben tre volte sono andato nell’ufficio del responsabile e finalmente stamattina l’ho trovato, fortunatamente! Gli ho spiegato il problema dicendogli che sarebbe partita una vertenza sindacale o una denuncia contro la produzione per il mancato pagamento dei minori e che mettersi in regola era più conveniente per tutti e così abbiamo raggiunto un accordo.

Perché tutto vada bene, senza difficoltà in un mondo così vario, pieno di numerose sfaccettature com’è l’ambito degli artisti, cosa dovrebbe avvenire chi o cosa potrebbe aggiustare tutto?

Dopo venti anni mi ritrovo ad avere e a combattere sempre lo stesso problema, il problema del liquido, della moneta, del pagamento perché molte produzioni, spesso alle prime armi, partono ‘’alla grande’’ non sono esperti e magari nelle prime due settimane fanno il passo più lungo della gamba e poi si trovano a non riuscire a finire il progetto perché sono finiti i soldi. Esempio pratico: partono con un milione di euro e ne spendono 700.000 già nelle prime due settimane e dopo due settimane non c’è più niente! Allora secondo me quello che andrebbe fatto, da anni ne stiamo parlando, sarebbe dare un aiuto alle piccole produzioni, a quelle serie naturalmente.
Ci vorrebbe che lo Stato e le Regioni affiancassero un pool di banche a disposizione delle piccole produzioni.

Un microcredito?

 Esatto un microcredito! Questo ci vorrebbe, secondo me risolverebbe tutte le problematiche, la difficoltà maggiore sono i soldi perché quando finiscono anche i buoni propositi dei produttori vengono meno. Si trovano con le mani legate e non possono fare niente.

La pandemia è stata tragica e soprattutto il teatro, il cinema, ecc … tutto è stato penalizzatissimo, com’è adesso la situazione?

 Voglio fare un passo indietro per quanto riguarda la pandemia … Noi abbiamo avuto la fortuna di fare un accordo nazionale Cgil – Cisl – Uil col patronato degli Imprenditori a livello nazionale. Esso ci ha permesso, grazie anche a Franceschini che è stato un ottimo ministro della cultura, di fare dei passi importanti. La cosa migliore è stata quella di far arrivare dei ‘’ristori’’ quando i giornalieri, i lavoratori dello spettacolo restavano a casa e cosi è successo che in questi due tre anni ognuno di noi lavoratori dello spettacolo, me compreso, ha preso circa 7.000€. Stando a casa abbiamo ricevuto soldi che noi non avremmo mai guadagnato perché non c’era la possibilità di uscire, di lavorare. Non c’è bisogno di dire che il bonus è stato molto d’aiuto! C’era una clausola particolare ed  importante, non so chi l’avesse deciso, il bonus era diretto solo a quei lavoratori giornalieri che avessero fatto almeno 30 giornate. Purtroppo chi conosce il nostro mondo dello spettacolo sa che è difficile per la maggior parte delle persone fare più di 10-15 giornate. Ci siamo rivolti all’Ufficio cultura tramite Franceschini e abbiamo fatto allargare la forbice che da 30 giorni è passata a 15. Come si può immaginare è stata una grande lotta che ho portato avanti grazie ad un amico, Nicola Acunzo, attore, che stava all’Ufficio cultura. A lui avevo mandato inizialmente un progetto fatto su questa legge, lui mi ha chiamato e mi ha suggerito che “prima  di presentare la legge era necessario presentare il progetto-richiesta di ridurre da 30 a 12 – 13 giornate”, io l’ho fatto … la conferma l’abbiamo avuta quando Franceschini è andato da Fazio a parlare di questo. Grazie a questi ristori abbiamo passato la pandemia abbastanza bene.

Mi è sembrato molto “incivile” chiudere palestre, teatri, cinema, musei e librerie dato che da secoli e da millenni e tuttora rivestono un ruolo importantissimo per la società e per ogni singolo individuo fornendo cultura immateriale e benefici per l’anima e per il corpo e, al contrario, tenere aperte attività di lucro e di interesse economico, che ne pensa?

Effettivamente condivido questa cosa, come hanno tenuto aperte tante situazioni economiche potevano tenere aperte pure palestre, musei ecc … Infatti, la Rai non si è chiusa, così doveva   essere anche per le altre aziende portatrici di cultura. E’ stata una mancanza grossa.

Oggi è un momento di grande odio per i sindacalisti e i sindacati basta pensare all’attacco alla sede della CGIL, sembra di essere tornati indietro nel tempo e nella storia. Secondo lei da cosa dipende?

Dipende! Il sindacato è nato per fare il sindacato e non politica, se ho delle idee politiche me la tengo per me e poi magari se devo dare una mano al mio partito, divulgo la mia idea. E’ sempre stato così dai tempi di Giorgio Benvenuti, che è stato il mio maestro; diceva, infatti, che la politica è una cosa e il sindacato un’altra. Allora poiché la sigla sindacale che lei ha nominato fa più politica che sindacato diciamo che si trova in difficoltà mentre a noi non è mai successo niente di violento.

Cosa si sente di chiedere concretamente a chi ci governa come rappresentante dei lavoratori dello spettacolo?

E’necessaria una premessa! Quando il cinema è nato a Roma, essa è diventata il punto di riferimento di tutto il cinema italiano. Fino a 10/15 anni fa quando si parlava di cinema a Milano si faceva riferimento a Roma, quando si parlava di cinema a Palermo si faceva capo a Roma, poi grazie al nostro movimento, al movimento sindacale dei Lavoratori, abbiamo capito che non era un bene avere un enorme ecocentro ma era più conveniente allargarlo a tutta l’Italia. Tramite il cinema, tramite la fiction, infatti, si possono pubblicizzare le bellezze dell’Italia in tutto il mondo. Per  questo  motivo sono nate le Film Commission e ogni regione ha la sua. Esse hanno come obiettivo di propagandare le bellezze delle Regioni. Ho parlato con la dottoressa Praione e le ho detto che era necessario fare un balzo avanti, allargare la forbice per far lavorare la gente del posto. Prima per fare un film a Milano partivano da Roma cento persone, adesso partono solo il capogruppo e i caporeparto mentre, ad esempio, i parrucchieri sono del posto.

Avete altre richieste?

Noi chiediamo anche un’altra cosa, chiediamo di ripristinare lo sportello del lavoratore dello spettacolo che nel lontano ‘92 è stato tolto dal signor Berlusconi. Le tre sigle unite chiedono al governo che si riapra, anche a livello regionale, lo sportello del lavoratore dello spettacolo, come si usava una volta. Infatti, noi avevamo un libretto con una sigla diversa per ognuno che aveva una differente mansione. Oggi, c’è una grande confusione!Tu fai l’attore, fai lo stunt-man, fai l’aiuto regista ecc., insomma fai tutto insieme. Considera che da 30.000 lavoratori dello spettacolo che eravamo in tutta Italia siamo diventati oltre 200.000, ci sono figuranti ovunque.

Lo sportello del lavoratore è come un centro dell’impiego?

 Lo sportello del lavoratore è come un centro dell’impiego ed è importante perché si riesce a dare lavoro anche a chi non ce l’ha. Per fare la figurazione normale, la classica comparsa, non ci sono caratteristiche basta riempiere la scena e si capisce bene che senza le figurazioni non c’è scena, non c’è spettacolo.

Anche nelle nazioni europee la situazione del mondo dello spettacolo vive le stesse problematiche e le stesse criticità?

Come avviene di solito in tutte le cose, c’è chi sta avanti e chi sta indietro. Per esempio Francia, Inghilterra stanno molto più avanti, pure la Spagna e la Germania, mentre gli americani sono al primo posto. Da loro la figurazione, la classica comparsa, viene pagata 300 dollari più i contributi, da noi viene pagata 90-120 euro (ma lotteremo per arrivare ai 300euro).Per questo gli americani vengono a girare in Italia.

L’ultima ‘’fatica ‘’di Marco Iervolino sindacalista e la prossima …

Allora, la mia ultima è stata a Firenze con una produzione della sorella di Elon Musk, il miliardario, lei faceva anche da regista e abbiamo girato dentro la Galleria degli Uffizi.

Tu mi chiedi la prossima … la prossima dovrebbe essere … chissà dove ma ci saremo senz’altro!

L’intervista è finita, è stato agevole e piacevole. Grazie a Marco Iervolino che con grande semplicità e simpatia ci ha raccontato di sé che impegnandosi in un “doppio ruolo” come sindacalista e come  lavoratore dello spettacolo aiuta gli altri risolvendo con forza ma con la “dolcezza” del confronto tante situazioni …

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