Ciao Antonella, grazie per il tempo che hai sottratto ai tuoi impegni e che ci dedichi.
Se sei d’accordo prima di parlare della tua odierna attività e della tua professione, vorrei parlare di te come persona, come bambina, come adolescente e donna.
Ci vuoi parlare delle tue origini, dei tuoi studi, dei tuoi interessi ecc …?
Antonella nasce a Roma il 26.06.1982 in realtà come Antonina Concetta Vittoria primogenita di 4 figli. Venuti al mondo in una famiglia facoltosa, benestante e di nobili origini. A soli 4 mesi e 15 giorni mio fratello gemello venne salvato dal nostro papà naturale che gli diede il proprio cognome; sorte diversa subimmo le mie sorelle ed io, perché venimmo divise ancora una volta: io capitai, per intercessione di mio “nonno magistrato”, fra le braccia di due brave persone benestanti romane che sapendo superficialmente, poiché lasciati ignari, la delicata situazione nella quale riversavo mi accolsero a braccia aperte, nonostante fossero al corrente che si trattasse di un “affidamento perché ero considerata bambina a rischio”. Infatti, ebbero il coraggio di prendermi con loro senza batter ciglio pur essendo coscienti che avrebbero dovuto difendermi e proteggermi da ogni schermaglia e/o minaccia con annesse ritorsioni trasversali. Venni consegnata a loro semplicemente con una lettera del Giudice Minorile senza protocollo e consegnata a mano … lettera che mio papà, Alberto gettò nel camino; ho vissuto serena e felice per ben 31 anni dopo di che il peso del passato mi ha travolto ed inghiottito nel più grosso buco nero della storia … un calvario fatto di dolore, ritorsioni e violenze: fisiche, sessuali, psicologiche ed economiche che non auguro nemmeno al mio peggior nemico … che trova la rivalsa ed il riscatto nel libro inchiesta autobiografico sulle Vite Strappate In Italia dagli anni ’70 ad oggi con la prefazione della Senatrice Paola Binetti che ha di fatto riconosciuto la mia storia come più alta forma dei diritti umani ed è grazie a lei protocollato in Senato … Oggi, c’è anche mia figlia di quasi tre mesi che in questo momento è e resta la forza per entrambe di superare un momento di dolore acuto e sordo.
E delle tue sorelle cosa ci dici?
Una gemella, nata con Sindrome di Down, venne data in adozione ad una coppia romana mentre l’altra finì nella spirale della case famiglia. Entrambe attualmente sono morte in circostanze strane, accertate dalla Procura della Repubblica di Roma.Infatti, una perse la vita seduta su una panchina all’interno del parco di una villa pubblica romana nel marzo del 2007 in “crisi di overdose indotta” (sebbene non facesse uso di sostanze stupefacenti), l’altra è morta nell’ottobre del 2015, dopo ripetute violenze sessuali, impiccata all’interno di una casa famiglia che a seguito d’indagini è stata chiusa. Unica sopravvissuta a tanto dolore sono stata io che ho avuto una vita serena, agiata, fatta di tanto amore ed attenzioni, viaggi, scuole ed università migliori in assoluto.
Quali sono stati i tuoi studi?
Nel 2006 mi laureo in Servizio Sociale Laurea I Livello all’Università LUMSA di Roma, (Classe 18) nel 2010 conseguo la Laurea Magistrale in Programmazione e Gestione delle Politiche e dei Servizi Sociali (Classe 57/S), iscritta all’Albo Sezione B dell’Ordine delle Assistenti Sociali della Regione Lazio dal dicembre 2007 e nel marzo 2020 dopo esami e praticantato sono diventata inoltre Giornalista Pubblicista. Prima di subire tutto il calvario nel periodo 2014-2017 avevo più spensieratezza e voglia di vivere, adoravo il mare, le gite in barca, nuotare e pescare, fare baldoria con amici, parenti e familiari, ero solare ed amavo cantare ovunque, oltre che dormire e leggere un buon libro, successivamente a tutto questo periodo di buco nero sono diventata più ‘diffidente ed impermeabile alle emozioni’. Oggi, tolta l’immensa gioia di essere diventata mamma di una splendida bambina, che resta la mia luce e la mia forza in questo momento di acuto dolore per la perdita improvvisa di mio papà avvenuta lo scorso 14 luglio c.a., poche cose e/o persone mi emozionano ancora.
Quando hai deciso di intraprendere la tua professione e cosa ti ha spinto a farlo in maniera così passionale e generosa?
Penso che sia stato il Servizio Sociale Professionale ad attirarmi a sé, perché la mia idea era di fare Medicina ma a seguito di un trauma pregresso per un lutto tremendo che ho vissuto e subito all’età di 11 anni non superando il tirocinio pratico alla Medicina Legale decisi di mollare e buttai anima e corpo nella facoltà scelta, laureandomi con 98/110 alla Triennale e 103/110 alla Specialistica, e col senno di poi mi rendo conto quanto sia stato provvidenziale perché mi ha permesso di “essere l’assistente sociale di me stessa, subire, conservare le prove necessarie, risalire la china di una storia che può sembrare inverosimile ma ahimè è tristemente vera, e trovare la forza di denunciare per riscattare me stessa”. È proprio vero nulla avviene per caso nella vita.
Come nasce la tua Associazione e quali fini si prefigge? Chi può rivolgersi ad essa e a te per essere aiutato?
L’Associazione di PROMOZIONE SOCIALE: “HELP & FIRST AID: MINORI E FAMIGLIE ROMA” si propone di:
- offrire e garantire assistenza legale, sociale e psicologica;
- mediazione familiare e gestione conflitti anche per quanto concerne le separazioni (consensuali e giudiziali).
Per realizzare queste attività di utilità e promozione sociale, opererà in rete sul e nel territorio. L’Associazione ha come finalità la tutela e la valorizzazione della vita e della dignità umana, come anche dei diritti umani che sono inviolabili, ed esercita in via stabile l’attività di utilità sociale nei seguenti settori:
- Assistenza Sociale ai sensi della Legge 8 Novembre 2000 n. 328;
- Assistenza psicologica (orientamento su richiesta dell’interessato);
- Assistenza Legale garantita in condizioni di gratuito patrocinio come previsto nei termini e modalità della Legge;
- Istruzione, Educazione & Formazione ai sensi della Legge 28 Marzo 2003 n. 53;
- Ricerca Scientifica Sociale;
- Consulenza Sociale anche online;
- Formazione Continua, Focus Group, Workshop, Seminari, Convegni, Pubblicazioni e Libri.
L’Associazione si propone anche di garantire anche il volontariato, il tutoring, attività di tirocinio, senza scopo di lucro, offrendo le prestazioni di servizio degli associati come di tutti coloro che entreranno a far parte della stessa e contrinuiranno al raggiungimento dello scopo sociale prefissato. L’Associazione si avvarrà di tutti i mezzi di comunicazione ed informazione leciti consentiti (Stampa, Televisione, Internet, Giornali, Piattaforme Online e Blog) a livello pubblico e privato. Questi obiettivi vengono raggiunti anche organizzando, riunioni, congressi, convegni, attività formative, tavoli partecipativi di lavoro, curando pubblicazioni, diffusione di notizie ed informazioni. L’Associazione opera a livello nazionale. Presidente & Legale Rappresentante: D.ssa ANTONELLA BETTI (Assistente Sociale n. 3245 – Albo B – Regione Lazio, Formatore & Criminologa – Autrice del libro-inchiesta autobiografico VITE STRAPPATE IN ITALIA DAGLI ANNI ’70 AD OGGI con l’illustre prefazione della Senatrice Paola Binetti).
SERVIZI OFFERTI
- Consulenza Sociale in Libera Professione (in ambito sociale – familiare e minorile);
- Attività di Servizio Sociale (accoglienza, raccolta informazioni, presa in carico della domanda, sostegno, prevenzione, recupero di individui, famiglie, gruppi, comunità in situazioni di bisogno, risoluzione dello stato di bisogno e ripristino stato di benessere, stesura di valutazioni e relazioni) & Segretariato Sociale;
- Attività d’informazione, comunicazione ed interconnessione tra servizi – territorio – cittadino/utente;
- Organizzazione, progettazione, ideazione, di corsi, seminari, corsi di formazione continua ed ECM per i professionisti, meeting, convegni, dibattiti e giornate di seminari e studi, tavoli di lavoro;
- Collaborazione e realizzazione di servizi d’informazione e sensibilizzazione della cittadinanza su problematiche sociali e/o di rilevanza sociale;
- Assistenza Legale garantita in condizioni di gratuito patrocinio come previsto nei termini e nelle modalità dalla Legge;
- Tutela dei diritti dei minori, delle donne e della famiglia;
- Tutela della dignità dell’essere umano.
AREE D’INTERVENTO
- Minori
- Minori con disabilità
- Adolescenti
- Donne
- Famiglie in difficoltà
- Anziani
- Persone con disagio psicosociale
- Violenza
- Devianza
- Disadattamento Sociale
L’Associazione opera e lavora in sinergia ed in rete con Enti e Servizi sia nel Pubblico che nel Privato, quali:
- Organizzazioni di Terzo Settore
- ASL & Aziende Ospedaliere
- Comuni, Regioni, Province ed altri Enti Locali
- con avvocati, studi legali ed altri professionisti per le Consulenze Tecniche di Parte
- Tribunale dei Minorenni, Tribunale Ordinario e Tribunale Penale
- Ministero della Giustizia
- Enti di Formazione quali: Associazione Inforidea (www.inforidea.net) & Associazione Ipertesto (www.ipertesto.org)
DESTINATARI PER LA FORMAZIONE
- Persone, Famiglie
- Studenti
- Diplomati
- Laureati (con Laurea Triennale & Specialistica)
- Operatori di Settore (sociale, socio-assistenziale, sanitario e di pubblica sicurezza)
- Assistenti Sociali
- Psicologi
- Educatori Professionali
- Settore Pubblico
- Settore Privato
- Studenti
PER RICHIEDERE UNA CONSULENZA – ACCEDERE ALL’AREA CONTATTI accedendo al sitoweb ufficiale www.assistenzasocialelazio.com. Si fa presente che l’Associazione è operativa h. 24 nella gestione dell’emergenza seguendo le modalità di accesso! Il motto dell’Associazione è “La vita è una e nessuno è solo a questo mondo! Non si soffre mai da soli, dall’altra parte e vicino a noi c’è chi riesce a comprendere lo stato di bisogno che attraversa ogni stadio d’età e colpisce ogni persona!”.
Ci vuoi parlare del tuo libro?
VITE STRAPPATE IN ITALIA DAGLI ANNI ’70 AD OGGI è un libro d’inchiesta autobiografico, con funzione terapeutica, scritto di getto in un mese e mezzo circa nel periodo 2018-2019, con l’illustre prefazione della Senatrice Paola Binetti in cui espongo un’appassionata difesa dell’infanzia rubata attraverso il racconto di storie vere e mettendo in risalto la mia esperienza personale, come il mio vissuto che di fatto è la matrice che scoperchia questo fenomeno dilagante degli allontanamenti coatti dei bambini dalle loro famiglie d’origine e della piaga “scoperchiata finalmente” delle adozioni e degli affidi gestiti da Enti Istituzionali disonesti, spesso troppo spesso corrotti e/o collusi con le mafie, che hanno interesse solo nel guadagno e non sul/nel benessere del minore. «Da circa 40-50 anni, i giudici non sempre troppo ‘super-partes’, con un team multidisciplinare composto da: assistenti sociali, psicologi, psichiatri, ‘sequestrano’ i bambini con l’inganno e futili motivi. Sebbene, però, le madri naturali-biologiche ed in vita, cercano disperatamente i loro figli/bambini di fatto sottratti dallo Stato ‘illegalmente’, tali bambini attraverso questa macchina/spirale o vanno in adozione (anche appena nati o di pochi mesi) o peggio ancora nelle case-famiglia: di fatto dei ‘lager’ che li accolgono in questo vero e proprio ‘olocausto’ di bambini […]».
Vite strappate in Italia dagli anni ’70 ad oggi, dall’illustre prefazione della Senatrice Paola Binetti, tradotto e pubblicato in sedici lingue acquistabile in formato e-book online: https://www.fnac.com/ia9509633/Antonella-Betti (nelle diverse lingue disponibili) https://www.mondadoristore.it/libri/Antonella-Betti/aut03797577/ e https://www.lafeltrinelli.it/ebook/antonella-betti/vite-strappate-italia-dagli-anni/9788831656283?awaid=9507&gclid=EAIaIQobChMIuumyhcnY7wIVYRoGAB2fWApOEAQYASABEgIgfvD_BwE (in italiano) è un’opera difficile e dolorosa ribadisco autobiografica, che racconta verità agghiaccianti che sono sotto gli occhi di tutti da troppi anni (40 anni per l’esattezza iniziato dunque con noi 4 che ne restiamo tristemente i porta bandiera), e da altrettanti sono spesso ignorate. Un’inchiesta esauriente e profondamente sentita da molti perché è scritta da me che resto una vittima come loro, che ha vissuto sulla sua pelle un’ingiustizia tremenda, comune a quella delle vite spezzate dall’indifferenza individuale e istituzionale di tanti minori e anche delle loro famiglie, che se li sono visti strappare a volte per futili motivi. Resto un’assistente sociale impegnata in prima linea nella difesa della vita che è sacra e della famiglia che va preservata e dei diritti violati dei bambini che sono il futuro, che da anni si batte strenuamente affinché la fragilità di certi nuclei familiari venga preservata da un allontanamento forzato dei minori, che potrebbe essere evitato con l’aiuto appropriato; chiedo a gran voce la verità, per fare finalmente giustizia e cominciare a costruire e/o preservare un futuro migliore.
Nel libro si tratta di tutela dei diritti dei minori, diventata ormai un’emergenza “che necessita di studio, consapevolezza, cambiamento delle leggi attuali e tanta sensibilità oltre che onestà”. L’allontanamento coatto dalla famiglia d’origine è a volte compiuto senza studiare a fondo le storie familiari, e senza capire le ragioni effettive dei problemi del bambino; è pertanto necessario acquisire più consapevolezza sulle carenze legislative perché, ad oggi non si hanno chiari i parametri con cui si giudica l’allontanamento del minore, e non esiste neanche un registro ufficiale dei bambini adottati e affidati. L’inchiesta si occupa anche e soprattutto della piaga del tacito traffico di bambini – e non possono non colpire le parole “sequestrano”, “illegalmente” e “lager” che sono evidenziate nella prima pagina del libro, e che intendono rappresentare la condizione di minori strappati letteralmente dalle braccia dei genitori senza un motivo fondante, e collocati in case-famiglia che in certi contesti lavorano solo con lo spregevole scopo di guadagnare da queste situazioni limite. Personalmente ho denunciato e racconto dell’abuso di potere di certi tribunali dei minori, che dagli anni settanta si pensa abbiano sottratto illegalmente circa quarantamila bambini l’anno per alimentare il business delle case-famiglia, che ottengono lauti contributi pubblici per ogni minore, e quello delle adozioni clandestine. Una vera e propria violazione dei diritti umani ad opera di un insospettabile accordo tra tribunali, uffici comunali e case-famiglia, che continuo a denunciare con coraggio, e sebbene una parte del sistema sia ancora dura e resistente qualcosa si è mosso e sta avvenendo basta vedere i provvedimenti che il Parlamento ha varato, certo non ci si deve fermare assolutamente perché si parla di bambini, di famiglie e di futuro, un futuro che va tutelato e preservato. Grazie alla Senatrice Binetti, Vice-Presidente della Commissione Speciale Diritti Umani in Senato la mia storia personale corredata da prove oggettive e verificate prodotte è stata “giudicata come la più alta forma di violazione dei diritti umani”. Sebbene io sia e resti un personaggio scomodo, fiera di quello che ho fatto a testa alta vado avanti con ancora più forza e determinazione, principi che mio papà mi ha insegnato fin da bambina, non si deve mai temere nulla quando si è portatori di verità.
TRAMA. Sono circa quarantamila i bambini tolti in modo coatto dalle loro famiglie. Nessuno è immune da questo olocausto, da questo scempio che necessariamente deve cessare. Emma e i suoi fratelli e sorelle restano i porta bandiera di tutto questo, nonché le voci più alte di quelle silenziate dal sistema, solo per evitare che tale macchina-sistema finalmente s’inceppi e smetta di mietere vittime su vittime. I bambini non sono “bancomat”, sono e restano dei bambini (che devono essere considerati come persone e non come oggetti) che hanno diritto di crescere all’interno della loro famiglia d’origine. È ora di dire basta all’olocausto di bambini, siano essi dati in affido e/o adozione, messi nelle case-famiglia o semplicemente allontanati per futili motivi.
Durante il tuo lavoro, e la tua ricerca della verità per “te stessa e gli altri” sei venuta a contatto con tante persone sofferenti o problematiche quali di queste ti hanno maggiormente colpito e perché?
La Storia di Aurelio e Beatrice (capitolo del libro), figli di due persone speciali che porto nel cuore, a mio avviso la forma di abuso di potere oggettiva riscontrata, minori tolti sempre per futili motivi quali “casa non idonea” sebbene fosse stata consegnata dal Comune ed era tutta pulita, un po’ piena di giocattoli sparsi per la casa, ma ciò denotava il calore e l’ambiente accogliente familiare nel quale vivevano i bambini, così Diego e Greta scoprirono di essere finiti nella spirale del Tribunale dei Minorenni che propose due soluzioni per il loro problema: affidamento familiare (temporaneo) a due diverse famiglie di parenti paterni ritenuti idonei e la seconda soluzione presa di comune accordo dall’equipe (medici, psicologi ed assistenti sociali, con un dirigente della struttura che aveva il compito di valutarli e riferire al Tribunale dei Minorenni nello specifico) i quali proponevano di mandare entrambi i genitori ed i minori in una struttura protetta adibita all’accoglienza di nuclei familiari già resasi disponibile. Tutto ciò prese una piega bruttissima con un cambio di giudice a conduzione delle udienze (l’allora Presidente del Tribunale dei Minorenni poi destituita) e non il giudice assegnatogli in precedenza, e questo segnò la ferma volontà di questo giudice di optare, senza alcuna lettura delle carte, di mandare in adozione i minori puntando il dito contro i genitori ed accusandoli, senza prove di abbandono di minori (senza prove oggettive e senza aver ascoltato i minori stessi ed eventuali testimoni, né considerando i documenti). Aurelio e Beatrice in famiglia erano ben accuditi e seguiti a 360 gradi e godevano di ottima salute (dunque un pieno abuso di potere a carico di due onesti genitori). Oggi Aurelio e Beatrice, presumibilmente adottati non si trovano più, sebbene papà Diego rimasto vedovo non smetta di lottare. Questa storia lascia l’amaro in bocca come del resto molte altre, perché ha l’aggravante che mamma Greta non potrà vedersi vendicata poiché è morta precocemente per malattia a ottobre scorso. Spetterà a tutti noi, oggi ancor di più portare avanti la battaglia di Greta e Diego, come di molti altri genitori che per un ennesimo abuso di potere, sono stati resi ignari della prematura morte della loro mamma e per questo privati di un ultimo abbraccio e saluto. Greta ha perfettamente ragione: “Va assolutamente fermato tutto questo”.
Una seconda storia che mi ha colpito molto è e resta quella di Ivan e Giulia che scaturisce dal procedimento, intentato ed avviato dalla nonna paterna con gli zii paterni, emesso in data 19-27 gennaio 2015, con il quale lo stesso Tribunale dei Minorenni disponeva l’immediato allontanamento di Ivan e Giulia dalla residenza familiare ed il conseguente inserimento in casa famiglia. La motivazione di tutto questo era legata all’eredità post-mortem del padre dei minori in oggetto; Ad oggi i minori sono stati affidati allo zio paterno, Ivan è diventato maggiorenne, Giulia resta ancora minorenne, non è stata dichiarata in nessun modo la decadenza della patria potestà, incalzata dallo zio paterno più volte in Tribunale, anche grazie alla tempestiva intercessione della Senatrice Binetti, che evitò il peggio.
Livia, la mamma dei due bambini, con coraggio non si è fermata ed a lei va l’immensa riconoscenza per avermi aiutato a far luce sul mio vissuto personale come su quello di tanti minori, non si è arresa o non ha indietreggiato di nemmeno un passo ed insieme a lei, nonostante le numerose ritorsioni subite, andiamo avanti in questa ghigliottina che spezza sempre di più i legami familiari.
Cosa o chi ti ha dato tanta energia e coraggio per portare avanti la tua causa e i tuoi ideali?
I miei genitori Alberto e Mariella che spero di aver reso sempre orgogliosi e fieri di me, sebbene io sia stata costretta ad essere spesso “forzatamente lontana” perché denunciando tutto sono rientrata nel codice rosso per lo stalking nello stalking a volte, ho dovuto sottostare a dure regole che mi hanno impedito di passare molto tempo insieme a loro, sono stati anni difficili per tutti, anni che pensavo avrei potuto recuperare ed invece il mio papà è morto improvvisamente. Il grande amore della mia vita: il “papà di mia figlia Emma Maria detta Bobolò (nomignolo dato da mio papà)”, ritrovato come un cavaliere alato nel corso di questo calvario, che con la sua anima bianca, la sua dolcezza, il suo cuore puro è stato capace di far tornare a battere il mio reso di ghiaccio da tutto ciò che ho subito. So che anche lui sta soffrendo molto, e provo un dolore doppio sia per me che per lui con questo sordo silenzio, interrotto spero non per sempre perché se c’è una cosa che ho capito dalla scomparsa veloce di mio papà è che la sola cosa che non torna indietro è il tempo, e questa volta non voglio né dare per scontato nessuno né perdere altro tempo, pertanto se mai leggesse queste due righe: spero che mi permetta di “entrare anche nel suo dolore” perché non smetterò mai di amarlo, lo ringrazio per avermi reso madre e spero presto di poterlo abbracciare (desiderio anche di mio padre morente che sperava fossi sempre al sicuro e felice e che Bobolò potesse avere una vita più serena e felice della mia).E dico grazie con tutto il cuore alla mia famiglia naturale che mi ha seguito a distanza nonché a mia cugina naturale, perché senza di loro dietro le quinte tutto questo non sarebbe stato possibile.
Com’è morto tuo padre?
Mio padre è morto per le conseguenze di una cura sbagliata non ritirata e somministrata in un noto ospedale romano che ha perso lustro e prestigio sempre di più, per la forma di tumore che aveva riscontrato circa un anno fa, non è stato seguito e monitorato adeguatamente, è stato spesso umiliato e deriso, fino a quando nonostante fosse stato ristabilito da un altro ospedale che ne aveva riscontrato l’urgenza e lo aveva ricoverato, ha avuto un calo piastrinico dipeso dall’effetto collaterale indesiderato di questo farmaco che lo ha portato nel giro di 5-10 minuti ad avere una totale assenza di saturazione (ossigeno nel cervello) che ha portato ad un arresto cardio-circolatorio. Sono dodici giorni che mio papà reso immobile ed inerme in un letto per l’incuria di un team saccente, arrogante e poco empatico scarsamente umano, è libero di disegnare su nel cielo, libero e sereno ma noi soffriamo molto ed in particolar modo io che ho tanti sensi di colpa che forse saranno lenti a passare.
Una domanda che definirei tecnica: che relazione c’è tra assistente sociale e tribunale?
I casi giudiziari sempre più numerosi di allontanamento del minore dalla propria famiglia, induce ad un’analisi della fonte normativa e della disciplina dei compiti del Servizio Sociale che assume in queste vicende un ruolo sempre più pregnante e di primo piano. L’art. 128, l. 31 marzo 1998, n. 112 definisce «“Servizi Sociali” tutte le attività relative alla predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti e a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere o superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di amministrazione della giustizia». La legge quadro per la realizzazione del sistema integrato d’interventi dei Servizi Sociali (l. 8 novembre 2000, n. 328) stabilisce che tale sistema è chiamato ad intervenire. Nel nostro ordinamento giuridico non esiste una disciplina specifica che individui un organo competente per l’esecuzione dei provvedimenti giudiziari relativi all’affido dei minori. La mancanza di una normativa specifica e la frammentarietà delle competenze giudiziarie in materia, rende difficile l’individuazione del giudice competente per l’esecuzione dei provvedimenti, esecuzione che presenta una serie di problematiche di non facile soluzione, atteso che l’obbligo di consegna non ha come oggetto un “bene”, ma una persona incapace di agire. Gli interpreti si sono trovati e si trovano tuttora di fronte ad una lacuna legislativa che la stessa Corte costituzionale, sin dal 1987, ha auspicato potesse essere colmata dal legislatore (Corte cost. 2 marzo 1987, n. 68). Dottrina e giurisprudenza, in ragione di tale assenza di disciplina, hanno elaborato diverse soluzioni, sia rispetto al modello esecutivo da utilizzare. Il compito che l’Assistente Sociale ha per legge nella fase di esecuzione coattiva di allontanamento dei minori dal nucleo familiare, ovvero di modifica del loro collocamento dall’uno all’altro genitore, è quello di consulente professionale per l’assistenza all’Organo incaricato dell’esecuzione, in ordine a problematiche specifiche che dovessero insorgere in fase di attuazione della decisione giudiziale. L’Assistente Sociale, in particolare, deve garantire che l’esecuzione sia attuata con modalità ed accorgimenti che non danneggino i minori interessati, garantendo parimenti la tutela del personale operante, e si colloca nell’ambito di quanto previsto dall’art. 1, 4° comma, l. 23 marzo 1993, n. 84 «Ordinamento della professione di assistente sociale e istituzione dell’albo professionale». Entrando nel vivo della situazione, il servizio sociale avrà il compito di “controllare” la condotta del minore e di riferire periodicamente al tribunale, chiedendo talvolta la modifica delle prescrizioni, la cessazione o la revoca. L’assistente sociale svolge anche un ruolo di consulenza e di sostegno alla famiglia affidataria. Nella maggior parte dei casi l‘allontanamento viene disposto in base a una misura di protezione urgente ex art. 403 del Codice Civile su segnalazione dei servizi sociali per maltrattamento o abuso conclamati, abbandono o per inadeguatezza genitoriale ovvero incapacità gravi di rispondere ai bisogni dei figli. Resta però il fatto che Il Tribunale per i minorenni, effettuate le dovute indagini, può agire per decreto in due modi: affidare il minore ai servizi sociali e collocarlo presso uno dei genitori; comprimere la responsabilità genitoriale affidando il minore solo ai servizi sociali.
Come ci si può difendere dagli assistenti sociali che operano in maniera non sempre adeguata?
Il Consiglio territoriale di Disciplina può agire contro un assistente sociale. Il professionista risulta dunque iscritto ad un albo regionale. Per questo motivo è necessario scrivere all’ OAS di competenza. Si utilizzi esclusivamente una PEC.
Chi ti ha aiutato a portare avanti la tua opera?
La mia famiglia che mi ha supportato psicologicamente ed economicamente; la Senatrice Binetti che mi ha preso per mano sin dal 2017 in questo cammino e che ancora non ha smesso di tenerla, senza di lei, mia guida e mia luce tutto questo oggi non sarebbe stato possibile. Resta fra le persone più importanti della mia vita, insieme a mia figlia, al papà di mia figlia che c’è da sempre dietro le quinte, a mia cugina naturale Simona con tutta la mia famiglia naturale, poiché nella loro globalità sono tasselli importanti nel puzzle che ricostruisce la mia vita dalle origini ad oggi.
A chi ti senti di dire grazie, oltre a te stessa, di aver permesso ad Antonella bambina di diventare una donna così coraggiosa e combattiva?
Alle mie due mamme, Emma Sofia, quella naturale per aver portato avanti la gravidanza ed avermi messo al mondo, che oggi essendo mamma sono in grado di capire maggiormente, e Maria perché senza di lei oggi non sarei ciò che sono; lei è e resta il mio epicentro, la mia bussola oltre che il mio faro in loro onore ho chiamato mia figlia, che è stata battezzata il 16 giugno scorso con il nome di Emma Maria, Paola, con l’ultima festa organizzata in grande stile dal marito, padre e nonno migliore del mondo, Alberto, che poi si è rivelata essere una festa di congedo da tutti. Senza loro tre, Emma Sofia, Alberto e Maria non sarei mai diventata quella che sono oggi ed anzi “probabilmente non sarei sopravvissuta a tutto l’inferno che mi hanno fatto subire” oggi papà e la mia vera mamma mi guardano da lassù e spero davvero che continuino a guidare i miei passi sperando che restino sempre orgogliosi di me.
Quali sono state le difficoltà maggiori che hai dovuto superare nella tua vita e nel tuo lavoro?
L’aver avuto il coraggio di denunciare tutto ciò che ho subito nel corso di questi anni ha avuto ed ha tuttora come contropartita di “essere invidiata” e/o “di fare paura per il nome che porto, per il sangue come anche per le vere origini” e di fatto non lavoro, perché “con la storia che ho alle spalle nessuno se la sente di assumermi sebbene mi liquidano con: è tecnicamente competente e formata ma…” e rimandano al libro, a tutto ciò che è scritto e pubblicato, come anche a ciò che è arrivato. Ringrazio Dio per avere alle spalle la mia famiglia specie adesso che sono mamma di una bambina vivace, sana che seguo scrupolosamente ogni giorno altrimenti non so che fine avrei fatto. Con il periodo poi della pandemia e dei lockdown sono stata costretta a stare ferma ed il mio reddito di libera professionista è sceso in picchiata così tanto da dover richiedere il reddito di cittadinanza (con un reddito pari a 0) con il quale sto crescendo mia figlia, nel futuro però avendo questa meravigliosa famiglia alle spalle mi rialzerò di nuovo in piedi e sono sicura che la mia forza, luce e guida sarà mia figlia Emma Maria. Fare quello che ho fatto mi ha reso “diffidente, impermeabile emotivamente e del tutto restia ad ogni tipo di contatto umano” e posso dire che sono fiera di essere riuscita a diventare madre, perché questa bambina è frutto di un amore puro, vero che c’è da circa 30 anni fra me e questa persona, che ha rimesso ordine ed equilibro nella mia vita, che vorrei poter avere accanto.
Ma Antonella, scusa l’impertinenza, nei momenti di relax, nei piccoli spazi che riesce a ritagliare per sé, cosa fa?
La mamma, di una bambina splendida che ha quasi tre mesi, che in questo momento di dolore sordo, silente e costante ci dà la forza di andare avanti sia a me che a mia mamma; la figlia di una donna forte e più buona che io abbia mai conosciuto al mondo, alla quale devo tutto e per la quale non smetterò di esserci oggi senza papà ancor di più. Una persona forte all’apparenza che soffre in silenzio, che sebbene non può permettersi di crollare avrebbe bisogno di “fare una vacanza come ai vecchi tempi”, di perdersi guardando un tramonto sulla spiaggia, o semplicemente sentendo il fruscio delle onde che s’infrangono sugli scogli. In questi anni ho anteposto me stessa e la mia famiglia per il bene comune, questo tempo perso con la mia famiglia non potrò purtroppo recuperarlo con il mio papà che però mi sono goduta appieno per tutto questo anno e che è stato una presenza costante durante la mia gravidanza, ma sebbene proseguirò con ciò che ho iniziato bilancerò le energie ed il tempo equamente perché ad oggi la mia priorità è la mia famiglia (mia mamma e mia figlia) e memore del passato non intendo perdere più nemmeno un attimo del tempo con loro, perché il tempo è la sola cosa che non controlliamo che però non torna indietro. Al momento poi intendo prendermi un periodo di stacco totale con la mia famiglia ed i miei affetti che in questo momento di dolore voglio avere vicino.
Quali sono i tuoi progetti di scrittura e quali quelli inerenti alla tua attività a favore della famiglia e dei bambini?
E’ in fase di stesura la mia biografia “Sopravvissuta all’inferno” partendo dall’adolescenza alla nascita con foto ufficiali, che metteranno in risalto la vera storia ed il mondo oscuro che c’è dietro al fenomeno dilagante dei cosiddetti “sequestri di stato a danno di bambini” di cui noi restiamo tristemente i portabandiera oltre che i bambini 0. Sta andando un po’ a rilento sia perché ho avuto una gravidanza a rischio e sia perché abbiamo seguito papà h.24 mi riprometto per settembre dopo la pausa estiva, sistemate le cose burocratiche di rimetterci mano e spero che riesca a sfondare com’è accaduto con Vite Strappate, che è tradotto in sedici lingue ed ha permesso di agire tutto questo cambiamento sociale attraverso la pioniera Senatrice Binetti, che portandola in Senato ha fatto sì che qualcosa si muovesse dall’interno. A lei devo il mio riscatto e la mia libertà, la mia gratitudine oltre che il mio affetto che mai svanirà. Le sarò fedele, riconoscente tutta la vita e sarò sempre al suo fianco.
Grazie per la generosità delle tue risposte ma non finisce qui perchè ci dovrai regalare altre “pillole” di esperienze di vita e approfondire … il tuo libro se vorrai!